I Consulenti FBU si raccontano: Erika Brentegani

calendar 2019-05-23

Abbiamo chiesto a Erika Brentegani, una delle consulenti FBU, di parlarci della sua esperienza professionale con le imprese di famiglia: ecco cosa ci ha raccontato!

Capita che le persone mi chiedano cosa faccio – di lavoro si intende. Forse perché fuori dal mio ambito lavorativo non è che ne parli proprio tanto. Non perché non vada fiera della mia attività, anzi… Il fatto è che amo fare tante cose e, dopo essermi dedicata per molti anni quasi solo a studio, formazione e lavoro, ora mi piace dedicarmi anche ad altro.

Però a questa domanda ho voluto rispondere prima di tutto per me stessa, perché dopo aver messo insieme competenze ed esperienze, anche molto diverse tra loro, sentivo di voler fare un po’ di chiarezza. Ho bisogno di vivere le cose, di sentirle e di consapevolizzarle, prima di parlarne. Sono fatta così…

Quindi, cosa faccio?

Il mio lavoro consiste nel facilitare l’organizzazione e la gestione del lavoro delle persone nelle aziende.

Accompagno le aziende in un percorso di armonizzazione tra vita privata e vita lavorativa partendo da un’analisi profonda dell’azienda attraverso le persone che ci lavorano. Parto da loro perché sono una “Unconventional Coach” che si è formata nella scuola AF 13 di Andrea Favaretto, la quale porta avanti il principio di “successo senza sforzo“. Il termine “senza sforzo“ non si riferisce al non far nulla, non far fatica o fare solo ciò che ci va, bensì significa capire esattamente cosa è funzionale per noi e cosa non lo è, così da evitare situazioni in cui vogliamo raggiungere obiettivi non allineati con noi stessi. Spesso andiamo avanti perché pensiamo che quella sia l’unica modalità, l’unica strada e non ci fermiamo a valutare se sia effettivamente allineata con noi perché non ci conosciamo nel profondo, non sappiamo come performiamo, cosa ci toglie energia e cosa ce la dà.

A questo ho unito il principio – per me sacrosanto – dei “risultati in armonia” di Family Business Unit, società fondata in Italia da Luca Marcolin, che si occupa di aziende di famiglia, realtà imprenditoriali in cui si fondono i più forti interessi patrimoniali ed economici, con gli affetti più sentiti e più profondi. Si tratta di un terreno particolare che, come i dati dimostrano, è talmente delicato da far bruciare ogni anno, in tutto il mondo, un numero elevatissimo di aziende e patrimoni. Il motivo? Le relazioni, nonché le fondamenta di ogni azienda, non vengono curate e sono date per scontate.

Questi sono i motivi per cui mi piace il mio lavoro nelle aziende: vedere le persone che trovano anche un piccolo vantaggio dalle attività che facciamo, accompagnarle in un percorso pratico, concreto e di consapevolezza, è ciò che più mi sta a cuore. Perché è ecologico per le persone e lo è anche per le aziende e per i loro risultati.

Quando parlo di persone non parlo solo dei lavoratori ma anche delle loro famiglie. Le aziende possono farsi comunità educanti e veicolare una cultura di attenzione per le persone, per i genitori che diventano anziani, per il rispetto dei tempi dei bambini, dei ragazzi, delle loro modalità di apprendimento, della necessità di tempi e luoghi per la famiglia. Perché è sano per loro, per le aziende, per la società.

La mancanza di tempi da destinare a sé stessi e alla famiglia ha costi elevati per i Paesi: sono costi sociali, sanitari e mancanza di cultura del rispetto. In un’azienda si può migliorare tutto questo e non lo si fa a scapito della produttività aziendale, ma per aumentarla. Quando al centro ci sono le persone e la loro consapevolezza il resto viene di conseguenza… non senza metodo, organizzazione e sistemi di misurazione!

Perché ho scelto di partecipare al progetto FBU?

Ho iniziato a collaborare con FBU contemporaneamente al mio progetto di accompagnamento delle aziende con il Family Audit (certificazione di conciliazione vita-lavoro). Questo mi ha permesso di vedere quanto i due aspetti fossero legati.

Il Family Audit permette di analizzare gli ambiti cruciali delle aziende, come l’organizzazione, gli orari, la flessibilità, la formazione dei lavoratori e del management, la comunicazione, ma anche il welfare aziendale e territoriale, l’information technology…

Mi sono subito resa conto di una cosa: se non c’è un allineamento a livello di governance e di proprietà, se non c’è chiarezza di valori, ruoli e mansioni, come posso pensare di mettere in pratica un progetto di conciliazione vita-lavoro? È come se mancassero i pilastri, le basi. Senza di esse il progetto è destinato al fallimento o a rallentamenti forti.

FBU propone principi di armonia, solidità e rispetto delle persone e delle situazioni. Per me potare questi concetti nell’affiancamento per Family Audit significa mettere a disposizione, a volte in modo implicito, valori e modalità a mio avviso imprescindibili per affiancare le aziende in questo genere di percorso.